Descrizione
AlpinismoIl Carè Alto è un'affilata lama di roccia tra la Val Rendena e la Val di Fumo, chiusa a nord dal ghiacciaio di Lares. Per raggiungere la cima ci sono diverse vie che salgono lungo le sue creste, tutte impegnative e tecniche. È un paio di anni che ne parliamo ma, forse perché un po' intimoriti dalle difficoltà, non abbiamo mai pianificato la salita. Quale occasione migliore se non questa per chiedere alla nostra amica guida alpina Giulia (www.summitguidealpine.it) di accompagnarci?
Per spezzare l'uscita su due giorni pernottiamo al Rifugio Ongari al Carè Alto. L'inizio del sentiero 213 per salire al rifugio è il Pian della Sega (1250mt), un largo spiazzo raggiungibile percorrendo la lunga stradina asfaltata che dal paese di Spiazzo risale la val Borzago.
Zaini in spalle, risaliamo inizialmente la valle tenendoci il torrente sulla sinistra. Oltrepassiamo la partenza della teleferica del rifugio e, dopo circa un'oretta, ci portiamo sul versante opposto della valle attraversando il torrente sul Ponte Zucal (1638mt). La pendenza del sentiero aumenta e guadagniamo quota velocemente.
Intorno a quota 2000, troviamo un tratto più camminabile che ci permette di recuperare un po' di energie per l'ultimo tratto di salita che ci conduce al rifugio (2459mt, 2.45h dalla partenza).
La mattina seguente la sveglia è alle 4: colazione, ultimi preparativi ed alle 4:30 siamo in cammino. Siamo i primi, il cielo è limpido, la temperatura buona e con le frontali accese seguiamo il sentiero dietro al rifugio che sale verso ovest, in direzione della Bocchetta del Cannone, che raggiungiamo in 0.45h circa. Alle nostre spalle una splendida alba sulle Dolomiti di Brenta.
Riprendiamo il cammino tra massi e nevai puntando alla vedretta orientale del Carè Alto. Dopo pochi minuti, visto la presenza della neve, facciamo una breve pausa per ramponarci e legarci in cordata. Le modeste pendenze e la bella neve rigelata ci consentono di avanzare velocemente. In breve raggiungiamo la base della vedretta dove la pendenza aumenta e per risalirla siamo costretti a zigzagare, restando sempre sul lato destro, lontani da eventuali crepacci e puntando alla base della paretina che ci permetterà poi di rimontare sulla cresta est.
Superato il ghiacciaio (2.00h) e raggiunta la parete, saliamo i primi risalti di roccia seguendo gli evidenti bolli rossi per arrivare in pochi minuti alla base della paretina, la Via Cerana. Giulia sale per prima, inizialmente seguendo una bella fessura verso sinistra per poi piegare di nuovo a destra e spuntare in cresta. Dall' alto ci assicura sfruttando una sosta attrezzata, permettendoci di arrampicare agilmente i circa 30 metri di parete (III grado) usando gli appigli delle fratture nella roccia.
Dalla cresta finalmente la vista può spaziare verso nord, sulla Vedretta di Lares e tutte le cime della dorsale (Crozzon di Lares, Corno di Cavento e Monte Folletto).
Procediamo lungo il filo di cresta dove superiamo alcuni passaggi esposti ma mai troppo difficili, uno di questi è la cosiddetta Gobba dell'Asino, un tratto di cresta di una ventina di metri che, vista l'esposizione su entrambi i lati, viene quasi istintivo salire a cavalcioni. Proseguiamo sempre con molta attenzione e passiamo nei pressi dei resti di una vecchia capanna e di una teleferica della prima guerra mondiale.
Superiamo ancora qualche breve passaggio fino a ricongiungerci con la cresta della via normale e, superata un'ultima placca, finalmente siamo in vetta (3462mt, 3.15h).
Ci fermiamo 15/20 minuti in cima ad ammirare il magnifico panorama sui vicini gruppi dell'Adamello-Presanella e del Brenta e sui più lontani Ortles, Bernina e Disgrazia.
Dopo un veloce spuntino riprendiamo il cammino, scendiamo di nuovo la placca e torniamo sulla cresta della via normale. Quindi, seguendo i numerosi bolli, scendiamo lungo la cresta facendo attenzione ai punti più delicati. Superiamo un breve tratto esposto sul lato sud della cresta, per poi spostarci di nuovo a nord sopra ad un risalto di 4-5 metri, dove Giulia ci cala sfruttando l'anello presente.
Ancora qualche metro di discesa e raggiungiamo la prima sosta allestita per le calate: con una prima doppia scendiamo sul terrazzino dove è presente la seconda sosta; poi con un'altra calata raggiungiamo il pendio innevato del ghiacciaio. Scendiamo lungo il ghiacciaio, ancora ben innevato, puntando la Sella di Niscli senza però raggiungerla. Infatti abbandoniamo il ghiacciaio finendo sulle rocce poco prima del Sass de la Stria.
Seguendo i numerosi ometti, scendiamo lungo le placche fino a ricongiungerci col sentiero 215, proprio nei pressi delle funi metalliche che ci permettono di attraversare il torrente che scende dal ghiacciaio. Proseguiamo lungo il sentiero fino ad un'ultima rampa gradinata che sbuca alle spalle del rifugio (3.00h dalla cima).
Ad attenderci al rifugio è salito il buon Francesco con qualche birretta fresca per brindare alla cima. Ricaricati gli zaini col materiale che avevamo lasciato in rifugio, scendiamo a ritroso il sentiero del giorno precedente arrivando alla macchina (1.45h dal rifugio).
Scheda tecnica
15/07/2023
Pian della Sega - Val Borzago, Spiazzo (TN)
3462mt
AD (III)
(Vai a legenda)2200mt
Salita: 6.00h
Totale: 10.45h
(2.45h al rifugio; 3.15h dal rifugio alla cima; 3.00h dalla cima a rifugio; 1.45h da rifugio alla macchina.)
Imbrago, picca, ramponi, caschetto, friend, rinvii, corda, cordini e ferraglia varia
StefanoMatteo Giulia (guida)
Note
Un'uscita alpinistica completa, il giusto mix di arrampicata, creste, calate e ghiacciaio per una cima dalle grandi soddisfazioni. La discesa dalla via normale non è da sottovalutare: in cresta ci sono alcuni passaggi esposti ed il ghiacciaio a stagione inoltrata potrebbe essere un bel labirinto di crepacci. Il dislivello per arrivare in cima non è molto, 1000mt, per rientrare alla macchina però bisogna scendere 2200m, tutti su terreno roccioso, a parte il tratto su ghiacciaio. Sulla paretina ed in cresta ci sono alcuni chiodi e cordini utili per assicurarsi nei punti più esposti, comunque meglio portarsi anche qualche friend per integrare, soprattutto lungo la parete.