Preghiera tra i ghiacci
Dove la natura è un inno perenne alla grandezza del Creatore, è facile disporre l’animo a pensieri alti e corroboranti, e soffermarsi in preghiera. La pace maestosa delle montagne è un invito ad un impegno a costruire e a consolidare una società libera dalla schiavitù della guerra e dell’odio. - Giovanni Paolo II. ¹
I colori dell'alba sbucano alle nostre spalle. Fa già caldo. Troppo caldo per essere a 3000 metri nei primi giorni di settembre. Attacchiamo il canalino attrezzato che ci porterà in cresta e un po' più su, fino alla grande croce di granito di Cresta Croce. Sotto di noi il mare di ghiaccio dell'Adamello, crepato come gli occhi di chi ha pianto a lungo. E sta ancora piangendo.
Abbiamo passato la notte al Rifugio Lobbia, dopo una sfiancante salita dalla Val Genova. Al primo piano sbirciamo, con un po' di emozione, la stanzetta riservata a papa Giovanni Paolo II. È ancora lì, targhetta sulla porta e quadro in testa al letto a ricordare il pontefice montanaro che negli anni '80 si rifugiava qui di nascosto, fuggiasco. Soltanto anni dopo si conosceranno le scappatelle in quota dall'amico Lino Zani. Sciava sulle nevi dell'Adamello e poi si metteva a pregare, "tra gli spazi sconfinati e nel silenzio solenne delle cime"². Lontano dagli sfarzi della città eterna, dagli affreschi delle stanze papali di Raffaello, dall'oro e dall'incenso di San Pietro. Lontano dall'uomo, vicino a Dio. In alto, per farsi sentire meglio.
Aveva già intuito e portava nel cuore il luogo della sfida dell'uomo nel nuovo millennio. Proprio lì, dove qualche decennio prima si era combattuta la Grande Guerra. Centinaia di reperti sparsi qua e là riemergono dal ghiaccio in memoria della follia umana. C'è perfino un cannone, l'Ippopotamo, una bestia di 6 tonnellate issato sul fil di cresta dai nostri alpini.
Basta farsi la guerra.
Basta fare la guerra alla natura.
Quel grido scagliato in quota è stato accolto da pochi. Tutti d'accordo a parole, in pochi hanno agito. Ieri come oggi. Resistono troppe guerre, una logorante alle porte dell'Europa, e il continuo superamento dei record di temperatura³. Ogni giorno, sempre di più. Lo zero termico sopra i 5000 metri non fa più notizia⁴.
Paesi inondati, paesi seccati.
"Stivali dell’armata rossa, braghe militari della DDR, bretelle, giacca di pelle nera, cresta colorata, smunto, occhi scavati"⁵. Così si racconta Giovanni Lindo Ferretti, cantautore eccentrico e divisivo dei CCCP-CSI, tra i padri del punk italiano. Militante di Lotta Continua, da anni ha abbandonato le luci dei palchi e l'impegno politico per ritirarsi nella natura della sua terra d'origine sull'Appennino emiliano. Un ritorno all'infanzia, vissuta con la nonna, in semplicità e ristrettezze. Le giornate scandite dal ritmo delle stagioni e dalla cadenza delle preghiere, rigorosamente in latino. Nel suo libro "Óra. Difendi, conserva, prega" scrive:
"Óra et labora era fondamenta della Cristianità, la nostra civiltà. Óra è scomparso dalla scena sociale, si chiama libertà. Labora è diventato produci, è sottinteso consuma, si chiama sviluppo. Libertà e sviluppo fanno il progresso. Progrediamo"⁶.
La Tecnica ha fatto passi da gigante ma non è pura. Da strumento nelle mani dell'uomo è diventata un soggetto della storia. Per questo non è neutra: manipola la realtà e genera nuovi mondi. Immaginiamo un poeta e un falegname in un bosco. La stessa realtà accade sotto gli occhi di entrambi. Eppure il poeta contempla le piante in cerca di ispirazione per le sue poesie, il falegname invece vede sedie e tavoli. E profitto⁷.
Progrediamo.
Il progresso cementifica ogni centimetro di terra utile, risucchia ogni goccia d'acqua. Lo dicono i dati degli scienziati - sarà un complotto? - è sotto i nostri occhi. Ma preferiamo non vedere e procedere dritti sparati, un treno senza freni a sbattere contro un muro.
Impossibile fermarsi. Produciamo e consumiamo, testa bassa e sguardo rivolto al nostro ombelico. Per qualche mese la pandemia ha inceppato l'ingranaggio. Poi il guasto è stato prontamente riparato e siamo ripartiti più veloci di prima. Ne usciremo migliori, ci dicevamo.
Impossibile pregare. Quando preghi non produci e non consumi. Sei inefficiente al sistema, sprechi tempo, che è denaro.
Eppure basterebbe una manciata di minuti al giorno per spalancare il cielo a nuovi orizzonti.
"La preghiera apre uno spiraglio che concede al finito di percepire, accedere all’Infinito"⁸.
L'imperativo dei nostri tempi: apparire, e apparire perfetti. Ogni imperfezione è una malattia dell'anima. A ogni debolezza, la sua patologia.
Figli del sogno tecnologico (americano), ci mostriamo per quel che non siamo. Filtriamo i difetti per esibirci belli, forti, arrivati, artefici del nostro destino. Il successo costruito da sé, senza chiedere aiuto a nessuno.
Fabrizio De André ha dedicato una stupenda canzone agli ultimi, agli emarginati, a chi non ha più niente, a chi è scartato dalla maggioranza. A chi non ce l'ha fatta. A chi viaggia contromano, in direzione ostinata e contraria. Sono loro che pregano la Smisurata preghiera.⁹ Dal fondo buio del crepaccio in cui sono caduti, alzano la testa verso il sottile spiraglio di luce: Aiutatemi, vi prego! Tiratemi fuori di qui!
Perché la preghiera, nella sua forma iniziale, è sempre una richiesta di soccorso. È un bambino che pianta i piedi a terra e piange insistentemente perché vuole stare in braccio. E la madre, per amore o per sfinimento, lo accontenterà.¹⁰
Riconoscere nell'altro la ricchezza della vita segna il principio del nostro ringraziare. Dove non arrivo io, arrivi tu.
"La forma più alta della gratitudine è quella della preghiera nella quale si ringrazia del dono dell'essere, del dono della nostra presenza nell'essere. Nella gratitudine infatti - come nella forma più radicale della preghiera - non si chiede nulla, ma, semplicemente, si ringrazia di ciò che si è ricevuto"¹¹.
Scendiamo dalla Vedretta del Mandrone, cercando la via migliore in un labirinto di crepe, un tappeto di rughe sul volto stanco di un vecchio millenario. Il silenzio è rotto dal rumore dei nostri ramponi e dalle scariche di pietre intorno a noi. Il ghiaccio che le univa non esiste più. Sotto ai nostri piedi, fiumi d'acqua bianca precipitano a valle impetuosi. Acqua a perdere. Acqua preziosa per noi, per le nostre case, per i nostri campi. Il ghiacciaio rappresenta un enorme serbatoio idrico per tutto l'anno. E sta scomparendo troppo rapidamente. A breve non ci sarà più. E poi cosa succederà? Dove prenderemo l'acqua? Saremo anche noi migranti assetati in cerca di assistenza? Costretti a lasciare la nostra terra e chiedere ospitalità ai paesi rivali? Rivale nel senso più vero del termine. Ha origine da "rivus" fiume, ruscello e indica chi condivide con te lo stesso ruscello per irrigare i propri campi. Va da sé che la contesa è conseguenza scontata, soprattutto in carenza d'acqua. I nostri agricoltori ne sanno qualcosa...
O forse torneranno inverni rigidi e precipitazioni abbandonanti a colmare il vuoto di questi anni?
Mi piacerebbe rispondere che dobbiamo fare qualcosa per invertire la rotta, che dobbiamo lasciare alle future generazioni bla bla bla...
La verità è che nessuno di noi è disposto a rinunciare al benessere, guadagnato o ereditato. Perdere una briciola di comodità per il bene comune. Il progresso, per definizione, ha sempre lo sguardo rivolto in avanti. Nessuna marcia indietro: il futuro come rimedio inevitabile ai mali del passato. E pesa l'assenza della volontà politica: il tema è elettoralmente irrilevante. Colpa di noi elettori, si intende.
Non ci rimane che aspettare, sperare. Pregare. La nostra disperata preghiera per vivere questo tempo.
"Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace."
[Qoelet 3,1-8]
Fonti e citazioni:
- Omelia di Giovanni Paolo II, Santa Messa sull'Adamello. Sabato, 16 luglio 1988. Leggi
- Idem 1.
- L'estate 2023 è stata la più calda mai registrata. Leggi
- Nuovo record dello zero termico a 5.328 metri. Leggi
- Giovanni Lindo Ferretti, "Óra. Difendi, conserva, prega", Compagnia Editoriale Aliberti, 2022.
- Idem 5.
- Liberamente tratto dalla conferenza "L'uomo nell'età della tecnica" di Umberto Galimberti, Auditorium San Barnaba, Brescia, 15 settembre 2023.
- Idem 5.
- Fabrizio De André / Ivano Fossati. "Smisurata preghiera". Anime Salve, BMG Ricordi, 1966
- Cfr. Lc 11,5-8 Leggi e Lc 18,1-8 Leggi.
- Massimo Recalcati, "I tabù del mondo", Einaudi, 2017.