Nel vento della Patagonia
La "capital mundial del trekking" raccontata da Andrea e Silvia
La Patagonia, immensa e magnifica regione dell'estremo continente americano, attira ogni anno migliaia di turisti. Quelli che erano piccoli villaggi ai piedi dei giganti di pietra, sono diventati veri e propri paesi di montagna che vivono e si espandono proprio grazie ai viaggiatori.
Ma cosa spinge alpinisti ed escursionisti di tutto il mondo ad intraprendere questo faticoso itinerario? L'ho chiesto ad Andrea, amico e sostenitore degli FPL che con Silvia è appena rientrato dall'Argentina.
Come noi Andrea vive in pianura e come per noi la natura e la montagna suscitano un'attrazione fatale. La sua passione nasce da lontano: il papà è un amante della montagna e fin da bambino lo porta in altura. A 18 anni è già sull'Adamello e poi sulle cime del Monte Rosa. Da alcuni anni ha abbandonato scarponi e ramponi per indossare comode scarpe da trekking: con Silvia, la sua compagna, ha riscoperto il piacere delle lunghe camminate, vissute contemplando la natura. L'appartamento a Temù, in alta Valla Camonica, rappresenta il loro punto di partenza privilegiato per le escursioni durante tutto l'anno.
Incontro Andrea in una piovosa serata di marzo; il bar che ci accoglie è insolitamente deserto. Di lì a qualche giorno saremo costretti a rinchiuderci tutti nelle nostre case, per combattere un virus subdolo che ha colpito duramente la nostra provincia.
- Per iniziare, raccontaci come si è svolto il viaggio in generale e le tappe principali.
Atterrati a Buenos Aires, abbiamo visitato la città per qualche giorno, ospiti di un nostro amico italiano. La città è fantastica: la gente è accogliente e puoi assaporare il vero spirito locale nelle numerose milonghe dove si balla ininterrottamente il tango.
Poi siamo scesi all'estremo sud, nella Terra del Fuoco, più precisamente ad Ushuaia la città più a sud del mondo. A bordo di un catamarano abbiamo attraversato il Canale di Beagle per andare in cerca dei pinguini. Abbiamo effettuato anche il trekking al Glaciar Martial, la montagna che sovrasta il capoluogo.
Successivamente siamo risaliti in direzione nord, seguendo la famosa Ruta 40. Abbiamo attraversato il Parco Nazionale Los Glaciares, ricca di ghiacciai appunto che si originano a bassissime quote, in particolare il Perito Moreno.
Siamo quindi giunti a El Chaltén, la capitale mondiale del trekking, dove abbiamo camminato sui sentieri ai piedi dei padroni di questa regione: le montagne. Fitz Roy e Cerro Torre su tutti.
Infine ci siamo spostati più a nord al confine con il Brasile, nel Parco Nazionale dell'Iguazù per ammirare le imponenti e magnifiche cascate.
- Un viaggio molto ricco e intenso. Come vi siete organizzati?
Abbiamo fatto da soli, tutti i pernottamenti sono stati prenotati da casa. Per gli spostamenti invece abbiamo viaggiato con voli interni oppure a bordo di bus organizzati, facilmente reperibili. Anche se all'estremità del mondo, la regione è molto organizzata per accogliere i turisti in modo sostenibile. In ogni parco nazionale ci sono numerosi info point che spiegano i sentieri da seguire e i comportamenti da tenere, come riportare con sé i propri i rifiuti. Ci tengono molto alla salvaguardia dell'ambiente e della fauna locale: pinguini, puma, guanaco sono sempre più difesi e protetti dopo anni di caccia non regolata.
- Le escursioni sono state il centro del viaggio. Avete portate con voi materiale tecnico?
Niente di particolare, il solito abbigliamento da escursionismo. Il consiglio è di non portare troppi vestiti pesanti. A gennaio/febbraio in Patagonia è piena stagione estiva. E le temperature non scendono mai sotto i 10 °C. Il grosso problema è il vento che soffia costante. Quindi una buona giacca antivento è indispensabile, e ovviamente scarpe/scarponcini comodi, possibilmente impermeabili perché si attraversano numerosi corsi d'acqua e anche torbiere.
Abbiamo camminato in media 10km al giorno. I nostri trekking hanno sempre fatto ritorno al punto di partenza, perciò non abbiamo mai dovuto portarci tutto il bagaglio con noi. Un piccolo zaino per le necessità della giornata è stato sufficiente.
- Per concludere: ci spieghi le ragioni che vi hanno spinto a scegliere la Patagonia?
La risposta è già nella domanda: la Patagonia! E' più di 10 anni che immagino e organizzo il progetto. Questo è un posto magico: la natura intatta e sconfinata per migliaia di chilometri, paesaggi mozzafiato che ti fanno sentire piccolo e debole davanti a tanta potenza: una grande lezione ai nostri tempi. Intere giornate passate a camminare su sentieri meravigliosi: la fatica e la stanchezza spariscono davanti a panorami emozionanti. Abbiamo camminato su ghiacciai situati a 200/300mt di quota, mentre sulle Alpi spariscono quelli a 3000mt. Queste lingue di ghiaccio si esauriscono direttamente nei numerosi laghi color turchese che costellano le valli dei parchi nazionali.
E poi ci sono loro: le montagne, dritte e lisce come colonne. Non raggiungono quote elevatissime ma sono verticali e molto difficili da scalare; ti sale l'adrenalina solo a guardarle. Qui si è fatta la storia dell'alpinismo che ancora oggi continua: proprio in quei giorni i Ragni di Lecco, guidati da Matteo Della Bordella, erano in azione sul Cerro Torre e sul Fitz Roy.
Insomma: una meta obbligatoria per chi ama le montagne e la natura.
- Nel consegnarti la nostra fantastica spilletta come ringraziamento per aver condiviso con noi la tua esperienza, ti chiedo: hai già in mente il prossimo viaggio?
Mi piacerebbe visitare il Nepal. E speriamo non passino altri 10 anni...