Descrizione
AlpinismoIl Monte Cevedale è situato nel gruppo dell'Ortles-Cevedale ed è la terza cima più alta dopo l'Ortles e il Gran Zebrù. É una "classica" dell'alpinismo: le difficoltà contenute e la vicinanza del Rifugio Casati la rendono una meta accessibile e molto frequentata, pur trattandosi di una via interamente su ghiacciaio.
Noi decidiamo di pernottare al Rifugio Pizzini, a quota 2706m. In questa estate 2022 la siccità la fa da padrona, quindi approfittiamo del primo weekend di apertura del rifugio, sperando di trovare il ghiacciaio in condizioni decenti.
1° giorno
Arriviamo in macchina al parcheggio in località Forni, presso l'omonimo rifugio, raggiungibile salendo da Santa Caterina per una stretta stradina.
Caricati in spalla gli zaini, sempre troppo pesanti, ci incamminiamo lungo la strada sterrata che si immette nella stupenda Val Cedèc. Raggiungiamo comodamente in circa 1.30h il Pizzini dove siamo accolti dai simpatici gestori. Dopo cena, un ultimo sguardo sul Gran Zebrù illuminato dal sole che tramonta e poi tutti a letto.
2° giorno
Sveglia poco prima delle 4:00 e alle 4:30 siamo già in marcia, con le pile frontali a illuminare il percorso.
Seguiamo il sentiero che parte dietro il rifugio e gira a destra in direzione della teleferica che serve il Casati. Arrivati qui, le pendenze aumentano e si sale a zig-zag tra il pietrame. Superiamo alcuni gradini artificiali, con l'aiuto di corde e catene, e poco più avanti raggiungiamo il Passo Cevedale (3269m), vicino al Rifugio Casati (circa 1.30h).
Siamo una delle prime cordate della giornata, ma durante i preparativi per legarci ci attardiamo quel tanto che basta per perdere il vantaggio faticosamente conquistato. Arrivano tutti gli alpinisti in partenza dal Casati e non possiamo far altro che incolonnarci e proseguire a singhiozzo sull'unica traccia.
Giunti a un primo strappetto in salita, la fila di cordate si allunga e possiamo procedere con il nostro passo costante, anche se la neve inizia a sfondare di primo mattino...e figuriamoci al ritorno!
Superato il pianoro sotto la cima, affrontiamo il traverso sulla crepaccia terminale prestando molta attenzione a dove mettiamo i piedi. Un piccolo saltino per superare la crepa, e poi su dritti verso la panoramica cresta che in poco ci porta sulla cima (4.00h dal Pizzini, 2.00h dalla partenza dal Casati), dove è presente la grande croce e poco prima i resti di una baracca della I Guerra Mondiale.
La giornata è limpida, senza una nuvola; vediamo tutto l'arco alpino: dal vicino Bernina, alla parete nord dell'Adamello e via via una corona di cime che ripagano lo sforzo la fatica.
E poi ci chiedono perché lo fate: per questo, proprio per questo!
Foto di rito e ripartiamo, il pranzo al rifugio Pizzini ci aspetta. Ripercorriamo a ritroso la via di salita, incastrandoci sul traverso tra le cordate che salgono e scendono.
Con molta pazienza arriviamo al pianoro e poi giù dritti fermandoci solo per uscire dai buchi nella neve molla in cui sprofondiamo uno alla volta, nessuno escluso.
Arrivati al Casati (2.00h dalla cima) ci sleghiamo e dopo una breve pausa scendiamo al Pizzini (1.00h dal Casati). Dopo un ottimo pranzo che ci ritorna le energie sprecate, recuperiamo tutti i nostri "bagagli" e scendiamo ai Forni (1.30h dal Pizzini) seguendo il sentiero panoramico che passa sul versante ovest della valle e consente di evitare la strada.
Scheda tecnica
19/06/2022
Località Forni, Santa Caterina Valfurva (SO)
3769mt
F+
(Vai a legenda)1600mt
Salita: 5.30h
Totale: 10.00h
(1.30h il primo giorno per arrivare al Rifugio Pizzini. 4.00h dal rifugio alla cima)
Attrezzatura da ghiacciaio: piccozza, ramponi, corda, imbrago, caschetto
FilippoFrancescoStefanoMatteo
Note
La via alpinistica è classificata come facile: non presenta difficoltà particolari ma rimane comunque un percorso da affrontare con il giusto materiale e con attenzione ai possibili crepacci a fine stagione. Se le condizioni lo consentono è possibile utilizzare la via che dal Pizzini risale la vedretta di Cedèc (che scende dal monte Pasquale). Normalmente è utilizzata in inverno dagli scialpinisti ma è possibile affrontarla a inizio stagione, stando attendi a crepacci e seracchi (chiedere ai rifugisti). L'ambiente in cui ci si immerge è magnifico: dalle viste maesoste sul ghiacciaio a tutto l'arco alpino, la Val Cedèc è un piccolo gioiello. Il re della valle è sicuramente il Gran Zebrù che ipnotizza la sguardo...e la mente.