Da 4000 a 0 metri
La mia prima cordata su un ghiacciaio a 4000 metri nell'estate della pandemia
Estate 2020. Un'estate strana, sospesa tra le norme restrittive per arginare il contagio da Covid-19 e la voglia di ripartire dopo i mesi di lockdown. Per chi va in montagna, la stagione estiva rappresenta il fulcro dell'intero anno perché si possono salire vette in alta quota. I rifugi alpini, generalmente aperti solo per pochi mesi, offrono il giusto appoggio per le uscite di più giorni. E per noi, che veniamo dalla pianura e abbiamo molta strada da fare, è fondamentale. Quest'anno il mio obiettivo è percorrere per la prima volta una via su ghiacciaio, ma questo maledetto virus sembra aver stravolto i piani di tutti, me compreso.
Siamo agli inizi di maggio: finalmente, dopo una pausa forzata di due mesi, possiamo riprendere le nostre uscite e i nostri allenamenti, nonostante le regole siano rigide e piuttosto confuse. Cerchiamo quindi cime vicino a casa e ci muoviamo timidamente, massimo due persone per macchina indossando la mascherina, anche sui sentieri.
Mentre le gambe ritrovano pian piano il giusto tono muscolare (la salita al Monte Aviolo accelera i tempi), le notizie dagli ospedali migliorano e via via il settore turistico si rimette in moto. Anche i rifugi riaprono in sicurezza limitando la capienza degli ospiti.
La stagione che solo qualche mese fa sembrava compromessa può ora prendere il via.
Con il socio di avventura Matteo, facciamo allora tappa al bel Rifugio Garibaldi, a 2550 metri di quota. La mattina seguente saliamo alla Punta Venerocolo, ritrovando con piacere la neve sotto i nostri piedi. In verità io mi fermo poco prima, al Passo Venerocolo: non sono proprio in forma eppure la spettacolare vista del ghiacciaio dell'Adamello riaccende in me il desiderio di legarmi in cordata e attraversare quella immensa distesa.
Neanche il tempo di recuperare e il giorno dopo mi arriva la proposta dell'agguerrito Matteo:
"Andiamo sul Breithorn?"
"Ma come?" - dico io - "Mi fai salire subito un 4000 metri?"
"Fidati che è facile!"
In effetti il Breithorn Occidentale, a dispetto dei suoi 4165 metri, è considerato il più "facile" tra i 4000, ideale per imparare la progressione su ghiacciaio. Accetto volentieri la proposta e in poche ore ci organizziamo, coinvolgendo anche l'amico Stefano, sempre entusiasta di partire.
Arriviamo a Cervinia nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per ammirare il sole accendere di colori il Cervino. E finalmente lo vedo dal vivo: la montagna dalla forma perfetta; la cima che ogni alpinista sogna di scalare; la storia stessa dell'alpinismo. Chissà se qualcuno degli FPL riuscirà ad attaccare l'adesivo anche su quella croce...
In camera controlliamo il materiale: corda e cordini, moschettoni, ramponi e piccozze. Ripassiamo i nodi per legarci e le manovre di recupero nel caso qualcuno dovesse scivolare, anche se i rischi sono contenuti. Un'ultima sistemata alla zaino, che è sempre troppo pesante, e tutti a dormire.
Al mattino siamo tra i primi gruppi a prendere gli impianti di risalita che in breve ci portano ai 3480 metri del Plateau Rosa. É agosto ma qui è tutto bianco, neve e ghiaccio ovunque, un paesaggio magnifico da togliere il fiato.
Ci prepariamo con tutta l'attrezzatura e senza perdere troppo tempo ci incamminiamo. Dopo solo 5 minuti di marcia mi accorgo di avere problemi con i ramponi. Provo goffamente a sistemarli ma non riesco, lo scarpone scivola fuori. L'agitazione gioca brutti scherzi e il morale è sottoterra. Così non posso sicuramente proseguire! Ho già il presentimento di dover fare dietrofront, una sconfitta in partenza insomma. Si dice che i veri amici si vedono nel momento del bisogno e infatti vengono in mio soccorso i compagni di cordata: mi aiutano a stringere i ramponi con più forza e in un qualche modo sembrano reggere. Dopo aver ricevuto qualche (meritato) insulto, siamo pronti a ripartire, più gasati che mai!
Arrivati al pianoro sotto la cima, ci leghiamo sotto la guida attenta di Matteo che segue il manuale alla perfezione. Ci sistemiamo così: da primo Stefano, io al centro, Matteo in ultima posizione. Non è facile legarsi in cordata: si deve andare tutti allo stesso passo e se ti fermi si fermano anche gli altri. Fatico a trovare il giusto ritmo, facendo scivolare continuamente il nodo machard sulla corda per evitare strattonamenti. E alla fine, con calma, arriviamo in cima anche noi, a quota 4165 metri.
La vetta purtroppo non ce la godiamo molto: è troppo affollata, non sappiamo quasi dove stare. Sostiamo giusto il tempo delle foto di rito. Non appena mettiamo i piedi sulla sottile cresta per iniziare la discesa, ci tocca fare marcia indietro perché un'altra cordata sta salendo e in modo alquanto maleducato vuole avere la precedenza. Solidarietà d'alta quota!
Arrivo a casa con la felicità e la soddisfazione di aver raggiunto il mio punto più alto di sempre. Ma questa pazza estate ha in serbo ancora altre sorprese. Mentre tolgo piccozza e ramponi dalla zaino, preparo costume e salviettone nella valigia. Sì, perché nel frattempo con l'amico Marco, che proprio di montagna non vuole saperne, abbiamo improvvisato un breve e intenso viaggio in Sicilia.
E così, nell'arco di due giorni, mi trovo catapultato dai 4000 metri delle Alpi, agli 0 metri del Mar Mediterraneo. Dalla Valle d'Aosta alla Sicilia in poco più di 24 ore.
Nonostante le limitazioni per la pandemia, più o meno rispettate, ci godiamo una splendida settimana, girovagando nella provincia di Trapani: le spiagge di San Vito lo Capo e Castellammare del Golfo, la tonnara di Scopello, le città di Trapani e Marsala. Non manca una vera e propria escursione, stile FPL, sui sentieri rocciosi della Riserva Naturale dello Zingaro. E poi il mare cristallino dell'isola di Favignana, il borgo di Erice, e tanti altri luoghi spettacolari.
É stata la mia prima volta in Sicilia e sicuramente non sarà l'ultima!
L'epidemia ha cambiato, almeno in parte, i nostri comportamenti ma ci lascia in eredità alcune lezioni da imparare; per esempio la solidarietà nel momento del bisogno o la consapevolezza di essere ospiti passeggeri in questo mondo. Troppo spesso pensiamo di essere i padroni della natura e dell'universo, poi arriva un invisibile microrganismo e il mondo intero si ferma, impotente. I piani di milioni di persone saltati. La vita ci riserva ogni giorno sorprese inaspettate: sta a noi coglierne le sfide e, con l'aiuto del buon Dio, trasformarle in opportunità.